mercoledì 4 giugno 2008

DISQUISIZIONE SPAGNOLA


Barcellona, Madrid, Costa Brava, Saragoza, Pamplona, A Coruna, Bilbao, San Sebastian, Cudillero, Viveiro, Santiago, Rias Altas, Rias Baixas, Navarra, Aragona, Paesi Baschi e Galizia, Catalogna e poi Madrid di nuovo. La Spagna l'ho girata tanto. Più di 20 anni fa fu quello l'unico viaggio estero che affrontai con i miei genitori e mio fratello dopo un periodo difficilissimo, al quale ne seguì un altro altrettanto difficile, non bello, né brutto. Ma difficile sì. Anche per questo alla Spagna sono legato. Gnappa ci si trasferirebbe domani, io lavoro a stretto contatto con la più grande casa editrice di lingua spagnola, il cibo iberico mi esalta, Picasso, Bunuel, Almodovar, la Fear Factory, Javier Bardem: alcuni dei miei miti personali vengono da lì. è una nazione che adoro... E per la quale provo un po' d'invidia. Con la fine della dittatura, il popolo orgoglioso si è rimboccato le maniche e, attraverso una serie di accorti accordi federali è riuscito a creare una macchina economica decente. Aznar ha traghettato gli Spagnoli in Europa e Zapatero è riuscito a scagliarli nel nuovo millennio...
Madrid è una città bellissima, calda e multicosmopolita (SIC!) governata dal proverbio "se tu stai a Madrid, sei di Madrid". Una città con le porte spalancate, accogliente e latina, con una decina di linee di metrò aperte fino alle 2 di notte, centro chiuso al traffico, poliziotti di zona amichevoli, un quartiere, la Chueca, homosex friendly, affitti onesti, servizi disponibili a tutte le ore, musei esaltanti (visitate il Thyssen!!!!). E poco importa se mentre ero lì ha piovuto un sacco. Io la Spagna la vedo sempre col sole.
Ritornare a Roma è sempre un trauma. Roma è una bellissima città, piena di cose da fare e da vedere, è il meglio che l'Italia può offrire in questo momento. Firenze, Napoli, Bologna, persino Milano, hanno tanti pro e contro, ma Roma è indiscutibilmente una spanna sopra tutte, per un motivo o per l'altro. Se ti devi fare minimo un'ora e mezza di mezzi pubblici ogni giorno per tornare a casa, finisci per vedere quel lato di Roma che preferiresti nascondere alla vista. Vedi solo le strade impossibili, i mezzi pubblici monchi, l'ignoranza della gente. Vedi la Rometta della canzone di Remo Remotti e non quella della Dolce Vita di Fellini. La vedi per quello che ti sa offrire in quel momento. E quello che ti offre non è un granché. E allora provo compassione per chi abita nei sobborghi e lavora fuori Roma, loro Roma non se la godono proprio. Manco la vedono, pensano che Roma sia solo una sigla sulle targhe delle auto, solo il posto dove ha aperto il primo Apple Store italiano, dove ci sono più cinema che ragazze vergini tra i sedici e i diciassette anni (che non è necessariamente un male, ma le metafore stupide mi piacciono). Quella non è Roma. E non capisco se sono più fortunati loro a vivere in una felice inconsapevolezza, o io che la Roma "vera" la sfioro ogni sera e la guardo sfilare tra i vetri sporchi e affannati di un autobus scalcinato e sudoso.

Roma sa nascondersi bene. Tra un san pietrino e un altro, tra le buche di via nazionale, tra i sedili di un taxi latitante, tra i minuti passati ad aspettare autobus dai bulloni allentati. Si nasconde tra i crocicchi degli impiegati del ministro dell'agricoltura che prendono d'assalto il bar all'angolo, tra le bollette gonfiate, tra le detrazioni comunali in busta paga. Roma si insinua tra i poliziotti che implorano regole certe, tra le scartoffie delle circoscrizioni, tra le scomode sedie dei pronto soccorso affollati.
Non voglio essere frainteso, anche Madrid si sa nascondere bene: l'inflazione altissima, l'incertezza dei contratti di lavoro, la disparità sociale, la carenza di energia e le continue ansie separatiste sono problemi importanti, la piccola criminalità, la spregiudicatezza delle banche e la cattiva informazione anche. Ma i Madrileni possono affrontare con tranquillità questi problemi "macro" con la consapevolezza di avere una città che i problemi "micro" li ha già risolti da un pezzo. I Romani possono dire la stessa cosa?



PS Notizia positiva: A forza di andare in Spagna, di lavorare con i Catalani e di leggere riviste spagnole, so ordinare al bar e al ristorante, rimorchiare e parlare di fumetti in Castellano. In pratica il mio spagnolo di sopravvivenza è diventato qualcosa di più.

PSII a Luglio dovrebbe uscire il secondo volume di Nemesis Lo Stregone. Capolavoro di Kev O'Neill e Pat Mills. Accattatevillo!

PSIII Quando rinasco voglio fare l'epatologo a Madrid. Con tutto il fritto che ingurgitano, 'sti spagnoli, secondo me gli epatologi fanno i miliardi!

2 commenti:

Fr@ ha detto...

In Spagna ci sono stata una volta sola, l'anno scorso a settembre. La Secca e io, a Madrid. Sempre fuori scala, lei e io. Pensavamo a una vacanza in un altro paese, invece abbiamo assaggiato la vita di un altro mondo. Praticamente come Totò e Peppino: dai vestiti troppo pesanti (consulti meteorologici sbagliati! e poi... pensavamo che a nord...) all'aria perennemente meravigliata di chi viene dal paesello sperduto (te l'immagini quanto abbiamo spalancato la bocca quando, scese dall'aereo ci siamo accomodate in 'quella' Metropolitana?). Insomma, per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? Io a Madrid, in un prossimo futuro, la Secca non mi seguirà, stavolta.
Fai felice Gnappa, portala via da questo paese. Punto, punto e virgola, due punti. Hai aperto la parente?
Richiudila!

Alessio Danesi G.N.A.P.P.A.Lab ha detto...

La Spagna è un altro mondo. Ma anche l'Italia. è una questione di posizioni. Loro stanno al primo, noi al terzo.